Cose Buone d'Oltrepò Pavese (Views 1537)

Perché venire a visitare l’Oltrepò Pavese? Certamente per i suoi castelli ed i suoi panorami, senza dubbio per i suoi vini, sicuramente per i suoi salumi ed i suoi formaggi, i suoi agnolotti e ….. Ma c’è un filo conduttore enogastronomico che unisce le cose buone d’Oltrepò?
Noi pensiamo di si. Una cosa semplicissima, figlia di una tradizione di tutte le famiglie e con una forte valenza evocativa, protagonista indiscussa di sagre organizzate in varie località: dalla festa d’autunno a Borgoratto Mormorolo, alla Sagra del Polentone di Retorbido, dal Birrock di Chiusani di Roccasusella alla festa d’autunno della Val di Nizza, per giungere fino ai confini della provincia, alla Sagra del fungo di Zavattarello.
Cosa sarà mai questa semplicissima cosa? E’ La Schita dell’Oltrepò Pavese, una focaccetta ottenuta dal composto di farina, acqua naturale e un pizzico di sale, dorata in padella nello strutto, secondo ricetta originaria, oppure nell’olio di oliva. La sua abbinabilità è molto ampia, comprendendo appunto salumi, formaggi e verdure nella sua versione naturale, detta anche salata oppure zucchero, mieli, marmellate e confetture nella sua versione dolce, tutti prodotti rigorosamente del territorio. Le sue origini sono molto antiche e, cambiato il nome, trasversali a tutte le culture. Di recente, grazie a un’intuizione della giornalista Cinzia Montagna, la Schita dell’Oltrepò Pavese è diventata social. In men che non si dica Il gruppo Facebook “La Schita dell’Oltrepò Pavese” conta oggi quasi 3000 iscritti da molte regioni d’Italia e da Paesi stranieri.
La Schita è anche on line su www.laschitadelloltrepopavese.it e dallo scorso novembre è entrata a far parte dell’Arca del Gusto di Slow Food. “La Schita – commenta la giornalista – è un ottimo passepartout per conoscere l’Oltrepò Pavese enogastronomico, ma anche paesaggistico e culturale.” Alla Schita la giornalista ha recentemente dedicato anche la favola “Il piccolo Mediterraneo scopre la Schita dell’Oltrepò Pavese” , rivolta ai bambini dai 6 ai 12 anni, con lo scopo di trasmettere anche ai bambini un sapere antico del territorio.

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